Il diverticolo è stato descritto per la prima
volta nel 1809 da Meckel (J. F. Meckel: Ulcer die divertikel an
darmkanal. Arch Physiol. 9:421-453, 1809) ed è stato
identificato come un residuo del canale onfalomesenterico. Nell'embrione
questo canale mette in comunicazione il sacco vitellino con l'abbozzo dell'intestino
primitivo. Normalmente il canale si oblitera e viene rapidamente riassorbito,
mentre in alcuni casi persiste in tutto o in parte.
Si tratta di un diverticolo vero congenito (cioé
sono rappresentate tutte le tuniche della parete intestinale) ed è
localizzato nella porzione terminale del tenue entro circa 90 cm dalla
valvola ileo-ciecale con una disposizione antimesenterica e con un
impiano a 90° sull'ansa del tenue. In un 10% dei casi viene repertato
anche in posizione più prossimale.
figura 1 | figura 2 | figura 3 |
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L'incidenza nella popolazione oscilla intorno al 1 - 2
% e il rapporto maschi/femmine è intorno a 3:1circa.
La vascolarizzazione è autonoma e deriva, come
quella del tenue, da un ramo dell'arteria mesenterica superiore.
La maggior parte dei pazienti è completamente
asintomatica anche se si ritiene che, nel corso della vita, circa il 4%
dei portatori diventi sintomatica.
I principali quadri clinici che i pazienti manifestano,
e che sono da inquadrare tra le complicazioni, sono riportati in tabella:
complicanza |
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diagnosi differenziale |
emorragia |
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ulcera gastrica, duodenale, angiodisplasia |
infiammazione |
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appendicopatia |
perforazione |
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perforazione duodenale |
occlusione |
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aderenze, briglie, ernie interne, neoplasie |
invaginazione (intuscussezione) |
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aderenze, briglie, ernie interne |
incarceramento erniario (di Littré) |
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inguinale (M) o crurale (F) |
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fistola uracale |
degenerazione tumorale |
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lipomi, fibromi, miomi, adenomi, neurofibromi, adenocarcinomi, sarcomi, carcinoide |
Quasi il 50 % dei diverticoli sintomatici presenta aree
di mucosa eterotopica di tipo gastrico o di tessuto pancreatico e ciò
spiega la frequenza della complicanza emorragica e infiammatoria sotto
forma di vere ulcerazioni paragonabili a quelle duodenali.
L'occlusione intestinale, di tipo meccanico, è
diagnosticata il più delle volte solo in corso dell'esplorazione
chirurgica ed è riconducibile ai seguenti meccanismi:
situazione anatomica | risultato |
residuo fibroso onfalo-diverticolare dell'arteria vitellina sinistra | ernia interna |
residuo mesodiverticolare | ernia interna |
residuo fibroso o aderenze | volvolo assiale |
aderenze su flogosi anche pregressa | ostruzione o volvolo |
intuscussezione | ostruzione |
La diagnosi preoperatoria è difficile e si avvale della TC con mezzo di contrasto e della scintigrafia con Tc99m (vedi sito della Scuola di Specializzazione in Medicina Nucleare dell'Università di Padova: emorragie gastrointestinali ; ricerca scintigrafica di mucosa gastrica ectopica; caso clinico di diverticolo di Meckel ) eventualmente preceduta da una infusione di anti H2 sistemici.
Il trattamento è controverso:
in passato si riteneva di dover asportare sempre e comunque il diverticolo
anche quando il reperto era del tutto casuale. In seguito, considerando
la bassa percentuale di complicanze (circa 4%), si è ritenuto corretta
asportazione profilattica solo in casi ben selezionati:
indicazione all'asportazione |
pazienti giovani |
tessuto ectopico palpabile |
diverticoli di grosse dimensioni |
Oggi questo atteggiamento è stato criticato da
parecchi autori che ritengono sempre giustificata l'asportazione profilattica
in quanto la percentuale di complicanze del 4% viene considerata comunque
alta.
Per quanto concerne i residui fibrosi onfalodiverticolari
le indicazioni sono unanimi: vanno sezionati sempre e comunque.
Rassegna
della casistica
Viene presentata una serie di casi
clinici, con alcune immagini relative al caso, provenienti dalla
casistica operatoria del Dr. P. Diviacco.
La casistica è interessante in quanto in nessun
caso è stato individuato tessuto ectopico di tipo gastrico o pancreatico
e le complicanze erano solo di tipo occlusivo se non per il paziente 1996/5980.
La
storia clinica di questo malato è particolarmente
significativa: il paziente era stato appendicectomizzato senza praticare
l'esplorazione delle ultime anse ileali e dopo 24 ore aveva manifestato
i segni di una rapida anemizzazione, senza segni di instabilità
emodinamica. Una ecografia eseguita d'urgenza dimostrava una raccolta liquida
endoaddominale e pertanto si procedeva immediatamente all'esplorazione
chirurgica: si rinveniva un diverticolo di Meckel connesso da una banda
fibrosa all'ombelico. Durante l'appendicectomia del giorno precedente la
trazione sul cieco e sull'ultima ansa ileale aveva lacerato
il meso del diverticolo di Meckel provocando un emoperitoneo
di circa 800 ml. E' stata praticata l'asportazione del diverticolo con
una toilette della cavità. Questo caso si presta ad alcune riflessioni:
1
- in corso di appendicectomia non bisogna mai trazionare eccessivamente
il cieco e l'ultima ansa ileale in quanto possono essere connessi ad un
diverticolo, 2 - bisogna sempre esplorare
il tratto terminale dell'ileo per almeno 70-90 cm, 3
- un diverticolo di Meckel, anche se contiene aree di mucosa con eterotopia
gastrica può essere del tutto asintomatico e il reperto casuale.
In tutti i casi di reperto incidentale si é proceduto
all'asportazione profilattica.
L'intervento è stato di resezione di un tratto
di intestino di circa 10 cm con ricanalizzazione intestinale mediante anastomosi
LL o TT nei casi complessi (1991/2765, 1993/4194 e 1996/5980); altrimenti,
nei casi di reperto incidentale o di situazione anatomica più favorevole,
si è proceduto alla semplice diverticolectomia con ricostruzione
mediante sutura trasversale.
Di seguito sono riportati alcuni schemi di come praticare
l'intervento di resezione:
diverticolectomia (resezione a cuneo) | resezione d'ansa | ricostruzione |
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