Trattamento del diverticolo di Zenker
Autori: Prof. Mario Taviani, Dr. Pietro Diviacco, Dr. G. Barabino, Dr. Cucumazzo.



Generalità, definizione ed etiopatogenesi
Il diverticolo è stato descritto da Zenker e Ziemssen per la prima volta nel 1877. "
Una ristretta porzione della parete easofagea diventa incapace di resistere alle prerssioni ivi esercitate dagli atti della deglitizione, venendo a mancare il normale supporto delle fibre muscolari. Poiché il bolo, solido o liquido, sospinto dalla contrazione dei muscoli faringei, preme con massima forza contro questa porzione cedevole, la membrana mucosa incomincia a sporgere discretamente in fuori; quindi, per il costante ripetersi della medesima azione, essa protrude in misura via via maggiore, finché un sacco è costituito, dove il cibo rimane dopo che la deglutizione è cessata. In seguito, per il peso del contenuto che qui ristagna, il diverticolo viene sempre più disteso e trascinato in basso: così, nel corso degli anni, esso diventa una di quelle sacche che pendono tra la colonna vertebrale e l'esofago, comprimendo questi in avanti, finché la cavità diverticolare rappresenta la diretta continuazione del faringe. Avviene in tal modo che tutti gli ingesti cadano nel diverticolo e che l'esofago spostato dal suo asse possa ricevere soltanto a fatica una parte del cibo, per compressione manuale dall'esterno o mediante una sonda."

Il diverticolo di Zenker fa parte della grande famiglia dei diverticoli esofagei, tasche epiteliali di varie dimensioni che sporgono dal lume esofageo. Il diverticolo di Zenker è quello di più frequente riscontro ed è tre volte più frequente nel sesso maschile e generalmente insorge in età media ed avanzata.
L' eziopatogenesi del diverticolo di Zenker è data dall'estroflessione della mucosa che, sotto la spinta della pressione endoesofagea (per questo motivo viene anche definito "da pulsione"), si fa strada posteriormente sulla linea mediana dell'esofago dove i fasci obliqui del costrittore inferiore del faringe e i fasci trasversali del cricofaringeo (sfintere esofageo superiore) delimitano uno spazio triangolare di relativa debolezza che è noto anche come come triangolo di Killian. Dal momento che la protrusione posteriore è limitata dalla colonna vertebrale, il diverticolo ingrandendosi si viene a trovare a lato della linea mediana, in genere a sinistra, dietro l'esofago. La posizione a sinistra del diverticolo sarebbe dovuta, secondo alcuni, alla maggiore estensione a sinistra del triangolo di Killian, secondo altri, alla situazione anatomica dell'esofago stesso, lievemente spostato a sinistra a livello cervicale. Il diverticolo ha una parete sottile formata solamente da mucosa e sottomucosa.
Si ipotizza che una incoordinazione motoria nella deglutizione e dello sfintere esofageo superiore (incoordinazione faringoesofagea) siano fattori patogenetici. Le discinesie faringoesofagee, che si ritiene siano alla base del meccanismo patogenetico della affezione, sono:

1
mancato rilasciamento del muscolo cricofaringeo
2
contrazione del SES prima che la contrazione faringea si sia completa
3
ipertono dello sfintere secondario a reflusso gastro-esofageo
4
discinesia secondaria ad altri disordini della motilità esofagea quali acalasia e spasmo diffuso


visione posteriore dell'area di Killian (in verde); in giallo i nervi  (ricorrenti)
visione laterale di una situazione anatomica normale
visione laterale di un diverticolo di medie dimensioni
visione laterale di un diverticolo di grosse dimensioni


Sintomatologia
Lo sviluppo del diverticolo è preceduto da un periodo di disfagia riferibile a livello cervicale. Con l'aumento di dimensioni, la tasca tende ad assumere una posizione longitudinale e declive, comprimendo e dislocando l'esofago anteriormente sino ad allinearsi con il faringe. Di conseguenza il cibo ingerito entra più facilmente nel diverticolo che nel lume esofageo.
La sintomatologia è molto variabile e la sua gravità è direttamente proporzionale alle dimensioni del diverticolo. Lo stadio iniziale di solito è asintomatico o al massimo vi può essere una lieve disfagia per i cibi solidi. Con l'ingrandirsi della tasca epiteliale compaiono i primi rigurgiti di alimenti, spesso con carattere fetido, fino ad una vera e propria ruminazione. La disfagia si fa ingravescente e la perdita di peso può essere rilevante. Spesso i pazienti lamentano tosse cronica non produttiva. Il materiale che ristagna nel diverticolo durante la notte può passare nelle vie respiratorie con il rischio di gravi polmoniti ab ingestis.
All'esame obiettivo molto raramente troviamo una tumefazione laterale del collo, mentre frequente è il riscontro della deglutizione rumorosa (per gorgogliamento dell'aria che arriva nel diverticolo insieme al cibo). A volte vi può essere disfonia per compressione del nervo ricorrente e una parziale o totale sindrome di Claude bernard Horner (CBH); molto rari gli episodi sincopali per compressione del seno carotideo).
Riassumendo:

1

disfagia e la ruminazione sempre più frequenti, disfagia diventa sempre più grave

2

compaiono attacchi di tosse

3

rigurgito posturale

4

faringiti

5

alitosi

6

raucedine

7

anoressia

8

incostanti sono i fenomeni compressivi (disfonia, per compressione ricorrenziale; la miosi e l'enoftalmo, per compressione della catena simpatica; i disturbi sincopali, per compressione vagale e carotidea)

9

materiale ingerito può accumularsi nel diverticolo al punto di renderlo, in rare circostanze, palpabile in posizione latero-cervicale sinistra

10

la palpazione provoca rumore di gorgoglio

11

alcuni pazienti eseguono manualmente lo svuotamento del diverticolo, comprimendolo e rimandando in faringe il contenuto, che viene nuovamente masticato e di nuovo deglutito



Diagnosi
La diagnosi oltre che su dati clinici si basa su esami strumentali. Un esofagogramma baritato è il gold standard; di completamento si può richiedere una gastroscopia (che deve essere eseguita da personale altamente qualificato e con molta cautela in quanto, specie nei diverticoli di rilevanti dimensioni, lo strumento può andare nel falso lume del diverticolo con il seguente rischio di rottura) e una esofago-manometria (per documentare eventuale incoordinazione motoria).

1
le proiezioni laterali sono in grado di rilevare il diverticolo, il suo colletto
2
il grado di spostamento dell'esofago e la presenza di eventuali livelli idroaerei
3
l'esofagoscopia è controindicata o va eseguita con precauzioni particolari da un esaminatore esperto, poiché lo strumento tende ad infilarsi direttamente nel diverticolo e, per la sottigliezza della parete, il rischio di perforazione è elevato
4
la manometria va effettuata per evidenziare o meno la presenza di ipertonia del SES
5
la pH-metria 24h è utile per escludere la presenza di reflusso gastro-esofageo

Terapia
La terapia chirurgica è indicata nei casi sintomatici, ma considerando che la risoluzione spontanea e impossibile per i motivi etiopatogenetici visti sopra e che non esiste una terapia medica efficace la terapia chirurgica rimane l'unica possibilità terapeutica.
Ci sono diversi tipi di intervento dalla resezione alla diverticulopessi; a prescindere dall'approccio chirurgico, bisogna sempre eseguire una miotomia cricofaringea per evitare che una elevata pressione faringea porti alla recidiva o ancor peggio alla mancata tenuta della linea di tenuta esofagea.
L'intervento può essere rivolto alla sacca diverticolare, alla correzione della discinesia o ad entrambi. Gli interventi chirurgici attuabili sono:
la miotomia cricofaringea senza resezione del diverticolo, in caso di piccoli diverticoli
oppure diverticolectomia spesso associata a miotomia cricofaringea, che si rende necessaria nel caso di grandi diverticoli.


Report clinico
Viene descritto un caso operato di recente
.

 


L'intervento è stato portato a termine in circa 90 minuti e non si sono verificati particolari problemi durante l'esecuzione del medesimo e neppure nel postoperatorio. Il malato si è canalizzato spontaneamente in prima giornata ed è stato dimesso entro le 72 ore dall'intervento. Non sono stati lasciati drenaggi endoperitoneali.

Condotta operatoria e risultati
Vengono riassunti i reperti clinici riscontati durante gli interventi e le opzioni cliniche a cui si è fatto ricorso. In particolare si sottolinea che tutti gli interventi sono stati iniziati e completati per via laparoscopica e che in tutti i casi il difetto della regione iatale presentava dimensioni superiori ai 6 cm. Con un intervento convenzionale questo tipo di difetto sarebbe stato riparato solo mettendo in trazione i deboli tessuti dell'orifizio iatale ponendo così le basi per una recidiva.


in cinque casi di concomitante GERD è stata praticata anche una fundoplicatio anche in base al grado di ipotonia del LES e della motilità efofagea
tutti gli interventi sono stati iniziati e completati per via laparoscopica
in tutti i casi il difetto della regione iatale presentava dimensioni superiori ai 6 cm
la durata media dell'intervento è stata di 120 minuti (range 90-180)
l'unica complicazione post-operaratoria è consistita in un caso di polmonite in 7a giornata e il trattamento è stato di tipo medico
in due azienti con colelitiasi si è proceduto alla colecistectomia laparoscopica senza dover ricorrere all'inserzione di altri trocar
la rialimentazione orale è stata ripresa in 2a-3a giornata
la degenza media postoperatoria è stata di circa 4 giorni (range 3-6). La ripresa dell'attività lavorativa è avvenuta in 7a-20a giornata


L'intervento è stato praticato dal Prof. M. Taviani, dal Dr. P. Diviacco, dal Dr. F. Ronzitti.
L'iconografia è opera del Dr. S. Cucumazzo, del Dr. G. Barabino e del Dr. Diviacco.
La pagina è stata realizzata dal Dr. P. Diviacco con la collaborazione del Dr. G. Barabino e del Dr. S. Cucumazzo.
La pagina è stata sottoposta a peer rewiev interna.
Pagina realizzata il 09 Ottobre 2002

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