Schema 1
Rappresentazione schematica del tratto di catena gangliare
da asportare. Il tratto indicato corrisponde ai segmenti T2 e T3.
Schema 2
Sono rappresentati gli accessi usati più di frequente.
L’accesso secondo Morone non si presta agli interventi bilaterali, mentre
quello di Adson, se praticato sulla linea mediana, consente una buona esposizione
di entrambi i lati.
Di seguito vengono riportate le immagini più significative
di alcuni casi clinici: le didascalie compaiono puntando sull'immagine
e lasciando il mouse fermo per qualche secondo.
(alcune immagini arrivano ad occupare 1,2 M, pertanto il caricamento può essere oltremodo lungo in caso di connessione lenta) |
NOTE
DI TECNICA CHIRURGICA A CIELO APERTO
Le tecniche a cielo aperto a disposizione fino all'avvento
dell'ETS comprendevano interventi per via:
via di accesso | autore |
paravertebrale | White |
sopraclaveare | Telford |
ascellare trans-pleurica | Atkins |
ascellare extra-pleurica | Roos |
posteriore extra-pleurica | Smithwitch |
anteriore trans-pleurica | Gask e Roos |
toracotomia anteriore |
Praticamente abbandonate le altre vie di accesso, attualmente
l’alternativa chirurgica è rappresentata dalla denervazione secondo
Telford contro quella secondo Atkins. Entrambe le tecniche sono valide
e possiedono aspetti positivi e negativi.
Per quanto riguarda la metodica con incisione paravertebrale
(ideata nella prima metà del secolo da White) ha un interesse puramente
storico in quanto ormai ampliamente superata.
Negli interventi chirurgici tradizionali dopo la incisione
della parete toracica il simpatico si trovava subito al di sopra della
pleura. Una lesione accidentale della pleura comportava un pneumotoraceda
trattare mediante la semplice aspirazione con un drenaggio da mantenere,
in media, per 12 ore.
Di seguito descriviamo un caso operato alla fine degli
anni '70 attraverso un accesso posteriore extra-pleurico (Adson - Smithwitch).
E' stata pratica l'asportazione di T2 e di T3.
intervento praticato per via "open" | |||
Commenti
L’intervento descritto (Adson - Smithwitch) garantisce
una ottima visibilità in quanto il campo operatorio è più
ampio rispetto alla tecnica di Telford e di Atkins, questo inoltre permette
di estendere la resezione fino a T4 e T5. Si tratta di una denervazione
pre- e post-gangliare che non richiede l’apertura del cavo pleurico con
conseguente formazione di un pneumotorace che allunga notevolmente i tempi
di intervento ed il decorso postoperatorio. E' possibile operare la forme
bilaterali in un solo tempo. Dal punto di vista funzionale i risultati
sono soddisfacenti in quanto la cicatrice si trova sulla linea mediana
fuori dalle linee di trazione oblique. L’effettiva convenienza delle metodiche
"a cielo aperto" è stata spesso messa in dubbio da molti chirurghi
che hanno posto l’accento sulla difficoltà della tecnica e sulla
effettiva necessità di sottoporre i pazienti ad un intervento, moderatamente
invasivo e non scevro di rischi, per trattare un disturbo che comunque
non influisce sulla sopravvivenza. Non bisogna inoltre sottostimare l’aspetto
estetico del problema. L’intervento di simpaticectomia toracica nasce come
intervento di tipo essenzialmente plastico; questo significa che una tecnica
chirurgica in grado di trattare l’affezione in maniera efficace, ma che
residua con una cicatrice visibile non è la tecnica migliore. Sono
state queste osservazioni a spingere verso la ricerca di nuove tecniche
chirurgiche che risultassero meno invasive, più semplici e più
sicure.
NOTE
DI TECNICA CHIRURGICA IN TORACOSCOPIA
con intubazione tracheale
separata per i due polmoni
Con la tecnica toracoscopica si entra a diretto contatto
della catena simpatica toracica mediante l’introduzione di due, tre o quattro
trocars della grandezza di 5 mm e 10 mm nella regione laterale del torace.
Il paziente è in posizione semiseduta o in decubito laterale con
esposizione ampia della parete laterale del torace e dell’ascella del lato
che si sottopone all’intervento. Gli interventi, che sono sempre bilaterali
nella nostra casistica, richiedono alla fine dell’intervento da un lato
di riposizionare il paziente per l’intervento dal lato opposto.
Schema 3
La disposizione del paziente sul letto operatorio.
Schema 4 e 5
Schema della disposizione degli accessi al cavo pleurico
con 4 port disposti a rombo (diamante) - port da 10 mm per l'ottica (trocar
n° 1), - port da 10 mm per il fan retractor (trocar n° 2), - port
da 5 mm per il crochet/dissettore (trocar n° 3), - port supplementare
da 5/10 mm per altri strumenti (trocar n° 4). E’ rappresentata la disposizione
per il lato destro e per quello sinistro.
Schema 6
Schema della disposizione degli accessi al cavo pleurico,
nel caso si faccia ricorso a 3 accessi, per l’ottica (trocar n° 1),
e gli strumenti operatori (trocar n° 2 e 3). Il trocar n° 1 viene
inserito al 5° spazio intercostale sulla ascellare media, mentre il
n° 2 e il n° 3 sul 4° spazio rispettivamente sulla ascellare
anteriore e posteriore. Questa è la disposizione che utilizziamo
abitualmente.
Schema 7
Una volta all’interno della cavità pleurica, la
pleura al di sopra della catena gangliare viene aperta, con il tagliente
collegato all’elettrobisturi, per una lunghezza corrispondente al tratto
di catena gangliare che si desidera asportare. In media la breccia è
di circa 3-4 cm.
Schema 8
Con una pinza da presa di afferra la pleura e si crea
una finestra attraverso la quale dissecare il tratto di catena da asportare.
La catena del simpatico, che decorre
sulla testa delle coste in corrispondenza delle articolazioni
costo-vertebrali, è visibile attraverso il foglietto della
pleura parietale nei soggetti non obesi e in assenza di ispessimenti pleurici
o aderenze tra pleura parietale e viscerale. In caso di difficoltà
il capitello costale costituisce il punto
di repere per la ricerca della catena simpatica dopo aver aperto la pleura
al di sopra di esso.
I gangli simpatici di forma grossolanamente triangolare
sono situati nello spazio fra le coste mentre il tronco simpatico decorre
sul corpo costale solitamente ben visibile ed anche ben palpabile attraverso
la pleura.
Dal ganglio simpatico emergono, ben visibili, i rami
grigi specie se si esercita una trazione sul ganglio dopo averlo liberato
dalla pleura e dalle altre sue connessioni.
Il più importante dei rami grigi si unisce al
nervo intercostale più vicino. Tutti i rami
comunicanti grigi vengono sezionati per la asportazione del ganglio
dal quale si dipartono.
I nervi intercostali decorrono in un piano più
profondo rispetto alla catena simpatica toracica e ciò facilita
l’asportazione del simpatico (tronco nervoso e gangli), dopo la resezione
dei rami comunicanti grigi.
Nell’iperidrosi delle mani e del cavo ascellare l’asportazione
del 2° e del 3° ganglio toracico insieme
al tronco nervoso intermedio (sottostellectomia) e la sezione dei
rami grigi sono solitamente sufficienti a risolvere la malattia e non provocano
la sindrome di Claude Bernard-Horner che si verifica sempre nelle lesioni
o asportazione del ganglio stellato.
Una volta penetrati nel cavo pleurico l’intervento di
simpaticectomia può essere praticato attraverso una finestra pleurica,
di circa 3 cm di lunghezza, creata con l’elettrobisturi.
E’ stato anche descritto un intervento, analogo per risultati,
e praticabile con procedimento toracoscopico, mirato alla sezione dei nervi
intercostali corrispondenti al 2° e 3° ganglio simpatico, alla
sezione dei rami comunicanti grigi e alla sezione del tronco simpatico
solo caudalmente al 3° ganglio, ma che non prevede le asportazioni
dei gangli e del tronco simpatico intermedio.
Attualmente pratichiamo l’intervento solo per via toracoscopica
ed i vantaggi sono sembrati notevoli, paragonabili a quelli già
riscontrati in altre procedure toraco- o laparoscopiche che si traducono
nell’assenza di dolore, nell’assenza di cicatrici, tranne le piccole incisioni
dei trocars, nel più rapido reinserimento nella vita sociale e lavorativa
dei pazienti operati.
L'intervento
chirurgico in toracoscopia, caso clinico n° 1
con intubazione tracheale
separata per i due polmoni
L'anestesia generale è indispensabile considerando
il tipo di accesso al cavo toracico che comporta un pneumotorace. L’intubazione
tracheale deve consentire la ventilazione separata dei due polmoni;
L'intervento è stato portato a termine in circa
20 minuti (tempo operatorio per ogni singolo lato). Contando i tempi necessari
al posizionamento sul letto operatorio e al riposizionamento per operare
il lato controlaterale la durata sale a circa 110 minuti. I drenaggi in
cavità pleurica sono stati rimossi in 1a e
in 2a giornata. La malata è
stata dimessa in 3a giornata.
NOTE
DI TECNICA CHIRURGICA IN TORACOSCOPIA
con paziente in decubito
prono e senza esclusione polmonare,
caso clinico n° 2
Per evitare di dover riposizionare il paziente alla fine
di un tempo operatorio, nel caso di interventi bilaterali, si è
pensato di disporre il malato in decubito prono. In questo caso l'intervento
viene praticato senza esclusione polmonare. Il paziente viene intubato
con un tubo armato in posizione supina e viene quindi ruotato in decubito
prono. La visione del campo operatorio risulta dal bilancio delle seguenti
forze:
1 - il collasso polmonare che segue al pneumotorace;
2 - la trazione verso il basso esercitata dalla forza
di gravità sul polmone parzialmente collassato;
3 - la compressione con il retrattore a ventaglio (fan
retractor).
La ventilazione è assicurata da una maggiore frequenza
respiratoria (circa 20 atti al minuto) con un tidal volume leggermente
ridotto.
Di seguito descriviamo un intervento condotto con questa
tecnica:
L'intervento è stato portato a termine in circa
60 minuti (tempo operatorio per i due lati) computando anche il tempo necessario
al posizionamento sul letto operatorio (da supino a prono) e il riposizionamento
al momento del risveglio (da prono a supino). Anche in questo caso
i drenaggi in cavità pleurica sono stati rimossi in 1a
e in 2a giornata
e la paziente è stata dimessa in 3a
giornata.
L'intervento
chirurgico in toracoscopia, caso clinico n° 3
con intubazione tracheale
separata per i due polmoni
Questo caso è simile al
1°, ma ne differisce il quanto il paziente è stato ruotato,
rispetto al piano del letto operatorio, di solo di 45°. L'anestesia
è stata indotta col paziente in posizione supina e successivamente
è stato ruotato di 45°.
Commenti
L’intervento solitamente viene portato a termine in un
tempo relativamente breve (circa 20 minuti per lato). In linea di massima
si perde più tempo a posizionare il paziente sul tavolo che non
ad eseguire la gangliectomia. Indicativamente il tempo richiesto dalle
varie fasi è quello sottoriportato:
fase intervento | durata in minuti |
anestesia in posizione supina |
|
1a rotazione (a sinistra) |
|
preparazione del campo |
|
intervento (a sinistra) |
|
ritorno in posizione supina |
|
2a rotazione (a destra) |
|
preparazione del campo |
|
intervento (a destra) |
|
ritorno in posizione supina |
|
risveglio |
|
TEMPO TOTALE |
|
Casistica
personale
La nostra casistica comprende 18 pazienti operati nel
periodo compreso tra Gennaio 1993 e Dicembre 2000. Si trattava di persone
giovani, in maggioranza di sesso femminile, con iperidrosi localizzata
alla superficie volare delle mani e alle ascelle. Alcuni di questi pazienti
lamentavano anche sudorazione incontrollata agli arti inferiori (plantare),
ma il trattamento non è oggetto di questa pagina. L'intervento è
stato praticato in toracoscopia secondo la tecnica indicata in precedenza
con intubazione tracheale separata. Per una scelta di sicurezza si è
preferito lasciare in sede, nel cavo pleurico operato per primo e nei casi
in cui si operava bilateralmente, un tubo di drenaggio toracico da rimuovere
o alla fine dell'intervento o a 24 ore di distanza. Nel caso siano stati
posizionati due drenaggi il secondo è stato rimosso preferibilmente
a 48 dall'intervento. Nessuno dei drenaggi ha mai raccolto se non pochi
ml di secrezione sieroematica. Sono stati registrati 4 casi di pnx che
si sono risolti con il drenaggio del cavo; in tutti e quattro i casi l'aria
non era stata evacuata completamente alla fine della procedura e si era
quindi presentata una falda apicale. In un caso la falda non è stata
drenata in quanto minima ed è andata incontro a riassorbimento spontaneo
in circa 7 giorni. A questo proposito va considerato che, se si pone attenzione
a non ledere il mantello polmonare durante l'introduzione cieca del primo
port, l'aria non proviene dalla via aerea, ma dall'esterno; pertanto se
alla fine della procedura si espelle con cura tutta l'aria dal cavo facendo
espandere forzatamente e manualmente il polmone potrebbe non essere nemmeno
necessario posizionare un drenaggio. La durata totale dell'intervento è
di circa 2 ore nei casi bilaterali ed è il risultato di 2 fasi operatorie
di circa 20 minuti mentre tutto il tempo rimanente viene perso nel posizionamento
e riposizionamento del malato sul tavolo operatorio. Per evitare questi
tempi morti abbiamo praticato anche alcuni interventi senza esclusione
polmonare con ventilazione a frequenza aumentata, ma la visione della catena
non è apparsa buona come nei casi in cui era stata operata l'esclusione
totale. Questa tecnica è stata riservata ai soggetti magri e longilinei.
RISULTATI,
COMPLICAZIONI E SEQUELE
Nella nostra casistica i pazienti hanno manifestato i
risultati e le complicanze riportate in tabella:
conversione a cielo aperto | nessuna |
durata intervento | 15-45 minuti, media 25 (monolaterale) |
degenza media | 4.5 giorni (range 2-7) |
perdita ematica | assente (emotorace dai vasi intercostali) |
sindrome di C-B-Horner anche solo transitoria | assente |
pneumotorace | 5 casi (in letteratura 10% dei casi) |
infezione ferita | assente (rischio minimo) |
polmonite da stasi | assente (rischio minimo) |
neuralgia intercostale | 1 caso (raramente di durata superiore ai 2 mesi) |
parestesie arti superiori transitorie | assente |
dolore toracico posteriore transitorio | 3 casi transitori |
fenomeno di Raynaud | assente |
definizione soggettiva del risultato | ottimo - 16 casi su 18,
buono - 2 casi su 18 |
lamentela più frequente | dolore controllato dalla terapia analgesica |
Vale la pena di soffermarsi in particolare sul dolore
post-operatorio:
dolore toracico: bisogna
distinguere il dolore dell'immediato postoperatorio con quello che permane,
o compare, a distanza di tempo. Il dolore immediato
solitamente è ben controllabile con gli antidolorifici minori specie
se somministrati in infusione continua mediante un dispositivo ad elastomero.
In genere l'infusione viene mantenuta per 24 ore e al termine non è
più necessaria alcuna dose di farmaco. Il dolore che permane oltre
le 24 ore solitamente è da imputare a una irritazione
del nervo intercostale o della pleura. Entrambi rispondono bene
alla terapia analgesica (ad esempio con Ketorolac
30 mg * 2-3/die o con Tramadolo 50 mg * 2-3/die). Nel caso del dolore
persistente (v. sotto "neuralgia intercostale")
è
lecito domandarsi se non sia da discutere il tipo di approccio chirurgico
che, evidentemente, può essere stato troppo traumatizzante. In altre
parole andrebbe rivista la tecnica di inserzione dei port e andrebbero
evitate le manipolazioni intraoperatorie con angolazione estrema del port
rispetto alla griglia costale in modo da minimizzare il trauma dei tessuti
e del nervo intercostale.
In molti casi al termine dell'intervento chirurgico abbiamo
provveduto all'infiltrazione del tragitto dei port
con alcuni ml di anestetico locale (Mepivacaina 2% 3-4 ml) allo
scopo di ridurre il dolore, mentre in altri casi abbiamo infiltrato il
nervo intercostale.
Il dolore di origine pleurica
è più raro e va messo in relazione all'irritazione provocata
da agenti fisici (gas utilizzato per far collassare più rapidamente
il polmone) e chimici (soluzioni di lavaggio). Anche in questo caso una
revisione
delle opzioni tecniche può essere risolutiva.
Neuralgia intercostale:
questa complicanza va considerata come un esito del
trauma sul nervo intercostale. L'approccio mininvasivo mediante
port da 10-11 mm può risultare traumatizzante nei pazienti con spazi
intercostali ristretti. In questi casi è opportuno aumentare la
spezzatura e/o utilizzare port e strumentario di diametro inferiore; in
alternativa può essere indicato praticare un accesso supplementare.
Una manovra che va evitata è quella di angolare eccessivamente lo
strumento chirurgico e il relativo port rispetto alla griglia costale.
Con una angolazione estrema si rischia di schiacciare il nervo intercostale
contro la costa e di danneggiarlo provocando reazioni dolorose che si prolungano
nel tempo. In questi casi, a scopo solamente antalgico, può essere
utile l'infiltrazione di anestetico (Mepivacaina 2% 3-4 ml) lungo il decorso
del nervo. All'anestetico può venire miscelato uno steroide a lunga
durata (Metilprednisolone 40 mg + Lidocaina).
Tesi
di Laurea
E’ disponibile sul web la Tesi
di Laurea della Dr.ssa Alice
Cuneo dal titolo "La simpaticectomia toracica nell'iperidrosi". Dalla Tesi
è stata tratta buona parte del materiale necessario alla realizzazione
di questa pagina web.
E' anche disponibile una serie di diapositive
realizzate dal Prof. Pietro Diviacco per la didattica agli specializzandi
nell'Anno Accademico 2000-2001. Il file contiene alcuni filmati e pertanto
misura circa 2,7M.
Inoltre, sull'argomento è stato realizzato un
CD
multimediale che è stato presentato come relazione al 7°
Congresso Nazionale della S.I.C.E., Urbino, 9-12 Settembre 2001. Il CD
non può essere scaricato dal web in quanto misura 648M, ma può
essere richiesto agli autori via e_mail
a fronte delle pure spese postali e di costo del supporto.
alla pagina delle indicazioni alla simpaticectomia
alla
pagina dei files di materiale didattico scaricabili dal web