Queste pagine fanno il punto della situazione sul
trattamento dell'infarto intestinale e sono indicate come base su cui impostare
una discussione didattica.
La diagnostica radiologica
La diagnosi può essere posta con certezza solo
mediante l'arteriografia che indica la sede dell'ostruzione arteriosa e
l'estensione del circolo collaterale. Questo genere di indagine, molto
invasiva, è stata rimpiazzata nel corso degli ultimi anni dalla
TC. Riportiamo alcune immagini angiografiche; in alcuni casi è stata
praticata l'infusione di trombolitici.
L'intervento
chirurgico
Il trattamento di rivascolarizzazione è l'unico
che può risolvere la situazione. Si possono tentare disostruzioni
sia per via angioradiografica sia a cielo aperto. La disostruzione a cielo
aperto è ormai una procedura molto ben codificata che può
essere praticata anche in malati anziani e in precarie condizioni di stabilità
emodinamica.
L'accesso
L'accesso avviene attraverso una incisione mediana xifo-ombelico-pubica;
questo accesso può sembrare eccessivo a prima vista, ma è
l'unco che consente di poter controllare tutto l'intestino e di avere un
buon accesso al retroperitoneo. La matassa intestinale viene spostata verso
l'alto e a destra e si isola l'arteria mesenterica superiore sotto al mesocolon
trasverso con l'accesso indicato in figura.
|
Figura 5
L'accesso all'arteria mesenterica superiore. |
Si procede dunque a praticare la disostruzione della SMA.
Caso clinico
Riportiamo una serie di immagini di un caso clinico relativo
a un paziente con ischemia intestinale provocato da una embolia. Il paziente
era affetto da fibrillazione atriale e non praticava profilassi con anticoagulanti.
Verso le ore 14 aveva manifestato improvvisamente intenso dolore addominale
seguito da alcune scariche alvine non emorragiche. Era giunto alla nostra
osservazione verso le ore 20; il sospetto diagnostico era stato confermato
mediante angio-TC.
Al momento dell'intervento non erano presenti anse ischemiche e pertanto non è stato necessario praticare resezioni.
Solitamente viene lasciato un drenaggio nella porzione
più declive del cavo peritoneale, mentre non viene drenato il retroperitoneo.
Il paziente ha sviluppato una imponente sindrome da rivascolarizzazione
con transitoria insufficienza renale risolta con idratazione abbondante
e vasodilatazione renale. La tempestività della diagnosi ha evitato
danni alle anse e il paziente è stato dimesso guarito dopo 22 giorni
dall'intervento.
Il modello sperimentale
Abbiamo messo a punto un modello di ischemia per poter
valutare l'utilità della fluoresceina iniettata e.v. come indicatore
della vitalità dei tessuti.
Il modello prevede:
Figura 12
Aspetto di un'ansa intestinale dopo 18 ore di ischemia. |
|
|
Figura 13
E' stata iniettata la fluoresceina e si può osservare la debole fluorescenza verdastra alla luce di Wood. |
La casistica e i risultati
La casistica è stata raccolta presso il Pronto
Soccorso dell'Ospedale Azienda S. Martino e Cliniche Universitarie Convenzionate
negli anni dal 1985 al 1998. Gli operatori erano rappresentati da tutti
i chirurghi di guardia presso il Pronto Soccorso. Mediamente sono stati
trattati circa 12-15 pazienti all'anno e buona parte era in condizioni
tali da richiedere interventi resettivi anche molto estesi. Per questo
motivo la mortalità è stata molto alta (circa 70-80%); bisogna
comunque considerare l'età molto elevata della popolazione Ligure.
L'argomento è trattato estesamente nella Tesi di Laurea che è
possibile scaricare.
Conclusioni
L'altissima mortalità, riservata ancora oggi dall'infarto
intestinale, può essere diminuita solo con un trattamento estremamente
rapido e aggressivo. Si tratta di porre una diagnosi e iniziare la terapia
nelle prime 6-8 ore dall'inizio dell'evento ischemico. Superati questi
limiti temporali la terapia sarà meno efficace e la mortalità
più elevata.
Tesi di Laurea
Il materiale riportato su queste pagine è stato
in parte utilizzato per l'elaborazione della Tesi di Laurea del Dr. Gianluca
Cassinelli. Per scaricare la Tesi (formato Word, dimensione file 2,6 M)
premere il pulsante
oppure
(formato PDF, dimensione file 2,8 M)