La sindrome di Fitz-Hugh-Curtis
Descrizione di casi clinici
Introduzione
Caso clinico 1
Caso clinico 2
Caso clinico 3
Bibliografia essenziale
Introduzione
La sindrome di Fitz-Hugh-Curtis (FHC) è stata descritta per la prima volta nel 1920 da Stajano, un ginecologo dell'Università di Montevideo. Questa sindrome vede associati dolore addominale al quadrante superiore destro, periepatite e infezioni dell'apparato genitale femminile da Neisseria gonorrhoeae e/o da Chlamydia trachomatis. Questa sindrome frequentemente simula altre affezioni ed particolarmente frequente in donne giovani sessualmente attive. Molto spesso le pazienti riferiscono dolore acuto di tipo biliare e solo raramente sono presenti i sintomi di una infezione genitale. L'incidenza di una periepatite venerea clinicamente manifesta è piuttosto alta; in molti casi al momento del ricovero viene posta una diagnosi di "colica biliare" o "colecistite acuta" che si rivela poi essere una sindome di FHC. Una diagnosi corretta è spesso difficile; l'ecografia e la TC possono venire in aiuto per differenziare altre cause di peritonite localizzata ai quadranti di destra. In particolare la diagnosi differenziale va posta con la sindrome di Chilaiditi (interposizione tra fegato e diaframma di un segmento colico con occlusione) e una peritonite essudativa da salpingite.
 
reperto ecografico sospetto per FHC
  • falda liquida periepatica
  • ispessimento della capsula di Glisson
  • versamento pararenale con aumento dello spazio anteriore al rene
  • ascessi o raccolte pelviche

Nella nostra casistica si è presentato un caso di FHC che simulava una ulcera peptica perforata con una piccola falda di pneumoperitoneo da germi opportunisti gas-produttori.
Spesso la diagnosi preoperatoria è incerta ed è il reperto intraoperatorio a chiarire la diagnosi. Sono indispensabili prelievi multipli per un esame colturale del liquido libero in cavita e delle secrezioni genito-urinarie.
Possono essere utili test sierologici mirati a rivelare la presenza di anticorpi verso la Clamydia.
L'approccio chirurgico classico consisteva in una esplorazione della cavità peritoneale per via mediana con adesiolisi, drenaggio degli ascessi del cavo del Douglas e abbondante irrigazione con soluzione di antibiotico. Nel periodo post-operatorio attraverso i drenaggi venivano proseguiti i lavaggi della cavità peritoneale con soluzione antibiotica.
L'approccio chirurgico è cambiato radicalmente da quando nel 1990 abbiamo iniziato a utilizzare sistematicamente le tecniche VL anche in urgenza, prima solo con intenti diagnostici e poi anche di tipo terapeutico. Il quadro di aderenze periepatiche a "corda di violino" è tipico; dopo la lisi delle aderenze si procede a una irrigazione con soluzione antibiotica, da proseguire anche nel periodo post-operatorio, e a una copertura antibiotica sistemica a breve termine (Tetracyclina, Doxycyclina e Ofloxacina).

Caso clinico 1
Descriviamo il reperto casuale della sindrome di Fitz-Hugh-Curtis in corso di intervento di VLC in elezione. La paziente all'anamnesi aveva riferito due episodi diagnosticati come "colica biliare", circa tre anni prima del ricovero, seguita da un periodo di relativo benessere; al momento l'ecografia non aveva dimostrato litiasi della colecisti e della via biliare, ma un modesto versamento nella tasca di Morrison. Era stata praticata una terapia antibiotica con pronta risoluzione della sintomatologia. In occasione di un ulteriore episodio doloroso, in tempi più recenti, veniva praticata una nuova ecografia. La diagnosi era stata di colelitiasi in colecisti a pareti ispessite con modesto versamento periepatico. La laparoscopia ha permesso di ottenere un campione del materiale periepatico e i test batteriologici hanno identificato la presenza di Clamidia trachomathis.
 
 
 

Figura 1
L'intervento veniva praticato per una colelitiasi. All'esplorazione compariva subito la cortina di aderenze periepatiche.
Figura 2
Ad una ispezione ravvicinata si chiariva immediatamente il quadro tipico della sindrome di Fitz-Hugh-Curtis.
Figura 3
Un'altra immagine dello stesso caso clinico.

L'intervento di VLC proseguiva come programmato e si completava con un drenaggio sottoepatico da mantenere per alcuni giorni.

Caso clinico 2
Descriviamo il reperto casuale di un altro caso di sindrome di Fitz-Hugh-Curtis in corso di intervento esplorativo del cavo pelvico in una giovane donna con sospetto di appendicopatia.
 

Figura 4
L'intervento veniva praticato per esplorare il cavo pelvico di una giovane donna con algie in fossa iliaca destra. All'esplorazione della cavità addominale compariva tipica la cortina di aderenze periepatiche.
Figura 5
La cortina di aderenze era sottesa tra il fegato e il diaframma.
Figura 6
Le aderenze sono estremamente sottili e di aspetto traslucido.
Figura 7
Mediante il crochet si è provveduto a sezionare le aderenze e successivamente si è irrigato il campo con soluzione fisiologica.

L'intervento esplorativo è stato completato dall'appedicectomia; comunque è stato lasciato un drenaggio pelvico da mantenere per alcuni giorni.
 

Caso clinico 3
Descriviamo un altro reperto casuale di una sindrome di Fitz-Hugh-Curtis in corso di intervento di VLC in elezione. La paziente all'anamnesi aveva riferito alcuni episodi diagnosticati come "colica biliare" seguiti da periodi di pieno benessere. L'ecografia dimostrava una litiasi della colecisti con una minima falda liquida periepatica. Si è deciso pertanto di praticare una VLC e si è ottenuto il reperto illustrato in figura 8 e 9. I test batteriologici, sui campioni di liquido ottenuti durante l'intervento, hanno identificato la presenza di Clamidia trachomathis.
 

Figura 8
Alcuni tralci tesi tra la glissoniana e il diaframma. E' già stata praticata la colecistectomia.
Figura 9
Un'altra immagine del caso precedente.

 

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Bibliografia essenziale

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